Giuseppe Gemmani. Una fede invincibile, una creatività operosa

Giuseppe Gemmani (1925-2006) è stato per oltre cinquant’anni uno dei protagonisti della vita economica, sociale e politica della Rimini del dopoguerra. Formatosi nelle fila dell’Azione Cattolica (alla scuola del beato Alberto Marvelli e di don Oreste Benzi), ha vissuto i molteplici impegni come espressione di una fede consapevole e matura.

Laureato in ingegneria, rinunciò ad andare a lavorare nella Milano del nascente “miracolo economico” per occuparsi dell’officina meccanica fondata dal padre, con il desiderio, suscitato dalla dottrina sociale della Chiesa, di creare posti di lavoro per i propri concittadini.

La sua creazione giovanile, una macchina per la lavorazione del legno commercializzata con il marchio L’Invincibile, fu il mattone fondamentale per l’avvio di un’industria che oggi occupa migliaia di dipendenti ed esporta in tutto il mondo. Secondo il professor Stefano Zamagni, il suo è un esempio di “imprenditoria civile”. Gemmani fin da giovane ha affiancato la dedizione alla propria officina all’impegno politico nella Democrazia Cristiana, diventandone l’esponente più rappresentativo. Ha ricoperto numerosi incarichi: tra gli altri, presidente dell’Azienda di Soggiorno, della Cassa di Risparmio, dell’Associazione Industriali di Rimini.

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Un faro sulle strade degli ultimi – Giovanni Battista Quilici

Nella Livorno del XIX secolo, città multietnica e con tutti i problemi di un porto di mare, don Giovanni Battista Quilici (1791-1844) si sentiva in missione. Per lui l’annuncio di Gesù Cristo, un Dio che ”si è svenato”? per amore degli uomini, era unito indissolubilmente a una carità operosa che lo portava a rispondere a qualsiasi bisogno incontrasse.

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Il destino si è fatto buono – L’avventura umana di Lella Ugolini

Un terribile incidente e la perdita istantanea di due figlie. Poteva essere una tragedia che annulla per sempre ogni speranza. Ma per Lella Ugolini, per quasi trent’anni anima di un’esperienza di scuole libere a Rimini, “il destino si è fatto buono”: attraverso il volto di un gruppo di amici ha risposto alla domanda di eternità e di felicità suscitata dal grande dolore. L’incontro con il carisma di don Luigi Giussani e la conseguente consapevolezza che “i figli sono nostri ma non ci appartengono” sono il punto di partenza di un cammino che l’ha portata a dedicare la vita al compito – tanto grande quanto oggi misconosciuto – dell’educazione.

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